La Puglia preromana
Nel V e IV secolo avanti Cristo il mezzogiorno era teatro sia di grandi sconvolgimenti politici e sociali per la Magna Grecia sia di grandi movimenti di numerose componenti etniche dell’Italia pre-romana. La Puglia in particolare era interessata da migrazioni come quella dei sanniti del Molise che avevano invaso la Campania provocando la crisi degli antichi equilibri fra etruschi e greci che dominavano la regione. Le popolazioni dell’area denominata in epoche recenti “Puglia” grosso modo definiti Iapigi ( oppure Apuli ) presentavano legami etnici comuni ai confini del mondo etrusco e degli Appennini sannitici. Talvolta erano legati da alleanze militari rivolte a contrastare sia i greci allora principali nemici. Il gruppo degli Apuli più combattivo era quello dei Dauni. Essi erano un gruppo di tribù dedite alla pastorizia e spesso ad incursioni nei territori limitrofi e stabilmente stanziati nel territorio dell’attuale provincia di Foggia. Questa confederazione di comunità sconfisse più volte gli opliti sia di Taranto che di Reggio e per tutto il V secolo assunse anche importanza nelle relazioni diplomatiche su vasta scala in tutto il mezzogiorno prima che emergesse il vasto sistema militare e culturale dei Messapi. La situazione dovette mutare radicalmente nel secolo successivo quando l’intero sistema di equilibri del Mezzogiorno fu sconvolto dall’intraprendenza di Siracusa che era riuscita a piegare Reggio e la Calabria per poi collassare in modo altrettanto brusco per lotte politiche interne. La fine del breve impero siracusano comportò lo sconvolgimento del tessuto sociale e culturale di tutta l’area meridionale della penisola a tutto danno proprio delle città greche. I siracusani avevano assunto numerosi mercenari provenienti sopratutto dalla Lucania nelle varie guerre imperiali e con la fine del potere di Dioniso ( tiranno di Siracusa ) i mercenari appoggiarono i Messapi che raggiunsero l’apice dell’espansione scompaginando profondamente l’assetto politico promosso dalla Poleis di Taranto nella regione. La situazione cambiò quando la confederazione messapica crollò nelle guerre proprio contro i Dauni e nel maggiore momento di debolezza anche ad opera della riscossa greca per mezzo degli Epiroti guidati da Alessandro il Molosso ( parente del Magno ) che ripristinò la potenza greca negli antichi domini del Mezzogiorno. L’ingresso degli epiroti nello scenario comportò però ugualmente il declino politico inesorabile della Magna Grecia non più intesa come una realtà autonoma. Difatti sorsero nuovi propositi egemonici da parte della Grecia ( Epiro e Sparta ) e della Sicilia ( la rediviva Siracusa ). Inoltre alla fine del tormentato IV secolo anche le componenti etniche della Puglia subirono il declino a causa di importanti avvenimenti occorsi in Italia centrale dove Roma aveva da poco sottomesso i latini e i campani. L’avvento della potenza militare dell’Urbe era difatti accompagnato da interferenze in Puglia dove i romani strinsero accordi militari con i Dauni contro i sanniti e lucani mentre la confederazione messapica stava uscendo dalla scena politica nella regione. Mentre i Dauni stavano inesorabilmente passando sotto influenza romana, altre comunità venivano utilizzate dai siracusani guidati dall’ambizioso Agatocle che aveva da poco sottomesso la Sicilia ed era propenso ad estendere il suo impero nel resto dell’area portando seco etnie straniere quali galli,campani e liguri. La Puglia era ormai “irriconoscibile” dopo l’anno chiave della storia italica quale il 338 A.C ( l’anno della sconfitta della lega campana contro Roma ) poichè si assiste ormai allla infiltrazione sempre più forte di componenti culturali provenienti sia da Roma che dalla Sicilia a spese dell’identità degli apuli in generale sia come alleati che come formalmente indipendenti. Infatti i ritrovamenti archeologici nella regione permettono di ipotizzare intensi legami commerciali e culturali sopratutto con l’Urbe che vendeva ai suoi alleati anche alcuni equipaggiamenti militari che erano perlopiù utilizzati come “status symbol” degli esponenti più importanti sempre più attratti nell’orbita di influenza capitolina anche senza alcun evento bellico. Il più chiaro segno di dominazione romana era inoltre la fondazione della colonia di Lucera nel 315 a.c pur essendo i Dauni alleati con notevole autonomia all’interno dell’articolato sistema diplomatico che i romani avevano stabilitito in mezza penisola italiana. I romani avevano diviso i sanniti fra loro guadagnando rapporti di amicizia con rami sannitici che controllavano i passaggi fra il territorio romano e la Puglia sancendo de facto l’estensione dell’influenza tiberina in Italia Meridionale. La crescente potenza romana fece sì che ancora la Puglia diventasse scenario di importanti questioni geopolitiche quando proprio come forma di contenimento reciproco avvenne il primo trattato fra Roma e Cartagine del 306 a.c. Il trattato difatti riconosceva l’influenza romana sulla regione tranne la città di Taranto ( già allora importante area strategica sul Mediterraneo ) che restava indipendente pur “tutelata” ormai sia da Cartagine sia dall’Epiro mentre proprio per le guerre senza fine con i punici Siracusa dalla morte di Agatocle aveva perso sempre più controllo dell’area. La storia della Puglia come regione a se stante con le sue etnie e dinamiche interne finisce in modo chiaro e definitivo con un altra grande disfatta militare degli italici da parte di Roma nel 295 a.c ( la guerra romano-sannitica finale che coinvolse non solo sabini ma anche quello che restava degli etruschi e degli umbri e pure i galli ). Infatti i romani sempre più potenti istituirono la colonia di Venosa come base di controllo delle frontiere terrestri della Puglia e di sottomissione dei lucani. In poco tempo l’intera Puglia fece parte della “federazione” romana tranne Taranto che ancora godeva dell’interessata protezione di potenze straniere quali Cartagine ed Epiro preoccupate dell’espansionismo romano. Taranto tuttavia, dopo l’effimera avventura militare di Pirro re dell’Epiro, cadde anche essa nell’influenza romana ( sia ben chiaro, non ci furono molte annessioni dirette ma piuttosto varie forme di sottomissione indiretta ) nel 272 a.c. La storia della Puglia con protagonisti gli italici come etnie pre-romanizzate era da tempo finita ma in termini culturali continuerà nell’alveo della cultura romana conservando le lingue in certi casi e anche aspetti culturali e sociali che i romani pemettevano di solito in cambio di fedeltà. Tuttavia le comunità dei Dauni e altre etnie pugliesi persero ogni forma di coesione e così numerosi siti stanziali scomparvero o finirono assorbiti da diverse realtà sociali dai romani importate. L’identità, tramandata come segno di distinzione continuo’ a sussistere ma in assenza di autentiche libertà, come avverra’ anche per tutti gli altri casi nella Storia dell’Uomo quando ,con il venir meno di libertà politiche,sussisteranno,permesse, libertà che serviranno a dare l’ illusione che si può fare a meno di essere indipendenti.
GABRIELE SUMA
Ottimo! prezioso lavoro. mi piacerebbe approfondire sui Messapi. Hai qualcosa in merito?
ho trovato molto buono il testo ” I messapi” di Cesare Daquino e sui messapi è da annoverare che il mio nonno materno Togo Lassandro Pepe, docente di chimica bromatologica dell’Università di Bari, ha analizzato la “focaccia messapica” rinvenuta in una tomba dell’età del bronzo a Manduria vicino Taranto in contrada Matera su richiesta del Soprintendente alle antichità di Puglia e Materano prof. Nevio Degrassi il 3 marzo 1957.
L’articolo è denso di notizie interessanti che ci aiutano a stabilire un legame individuale con il passato.In realtà penso non sia mai stato frequente il richiamo ad una propria identità seppellita dal tempo e igiustamente dimenticata,a favore di un’identità romana sempre abusata.
Il ricordo è quello che mantiene unita una comunità. Quando la memoria svanisce, anche il futuro si dissolve in un presente privo di punti di riferimento.
E’ una lettura agile e piacevole e conferisce un’idea realistica di quello che dovevano essere gli scontri e gli scambi tra le popolazioni del territorio prima dell’unificante ma anche soffocante e crudele dominio romano.Di tali vicissitudini non ho riscotrato al MARTA indicazioni a fornire al non conoscitore della storia di Taranto una visione esauriente.
assolutamente vero, il MARTA ha eccellenti collezioni ma il piano di esposizione rimane ancora sostanzialmente mediocre.
Condivido le riflessioni precedenti e voglio ricordare le parole di Madame Pompidou ,curatrice del Museo d’arte moderna di Parigi “Come tutte le cose ,anche i musei sono solo strumenti:non sono nulla se non usati per costruirci qualcosa”
hai ragione e illustro un esempio ricavato da mia esperienza personale. Quanto di seguito scrivo e’ stato pubblicato su Gazzetta del Mezzogiorno nel febbraio del 2014. All’epoca feci visita al Museo Archeologico di Taranto ( acronimo MARTA ) in seguito alla notizia di generale ristrutturazione del complesso .Scrissi: Il miglioramento delle fonti luminose, la diversa sistemazione dei reperti,l’ inserimento di media audiovisivi ( interattivi touchscreen ) con testi e immagini, anche se forse si potrebbe fare anche di più, sono novità quasi rivoluzionarie per un museo più orientato per un pubblico di specialisti del settore,piuttosto che per visitatori casuali.Manca sorprendentemente un diorama o un modellino della Taranto antica con confronto di prospettiva con una mappa attuale. Il metodo di esposizione dei reperti è basato più sulla tipologia che sull’ordine cronologico. Questa impostazione scelta non aiuta ad assumere una percezione chiara della storia della città nelle sue fasi più cruciali. La città ebbe un ruolo non trascurabile per tutto il periodo pre-romano, più di una volta inserita nel contesto di guerre di vaste proporzioni. La Poleis di Taranto era difatti una colonia spartana e caratterizzata dall’essere stata per un certo tempo una società guerriera con ambizioni espansionistiche. Il carattere marziale è, tuttavia,espresso come un aspetto secondario nonostante l’ottima qualità delle armi rinvenute ed esposte. Sarebbe auspicabile, a mio parere, una sezione dedicata espressamente alle vicende militari di Taranto con accompagnamento di illustrazioni e mappe più esplicative sul convulso periodo di conflitti che segnò sia l’apogeo sia anche la repentina decadenza( la guerra persa nel 470 a.c provocò la dissoluzione politica dell’aristocrazia spartana ). L’esposizione dei reperti nelle sezioni di storia greca non illustra in modo immediato al visitatore casuale il declino della società guerriera dei primi anni e l’avvento di una società mercantile e “democratica” sostenuta sempre più da milizie mercenarie e protezione di potenze straniere a discapito dell’indipendenza. L’imprecisa disposizione cronologica rende poco evidenziata anche la Seconda Guerra Punica che aveva definitivamente segnato la fine di Taranto come città indipendente. Non ci sono pannelli espliciti sugli avvenimenti che coinvolsero anche Annibale in persona,anche con ausilio di una mappa che presenti il ruolo militare della Città che si trovò ad avere,in momenti decisivi, una guarnigione romana in una rocca che diventò il simbolo della potenza capitolina e anche il punto focale di contrapposte ed ambiziose strategie delle fazioni in lotta. Il passaggio dall’età greca all’età romana è percepito come privo di traumatici eventi quali furono la sconfitta, la sottomissione e il saccheggio da parte romana che comportò la perdita di grandi quantità di beni,oro,statue ( una fra tutte una statua di Zeus alta ben 18 metri ) e persino personalità della società tarantina. Un saccheggio orribile come punizione per la fierezza di Taranto che aveva osato sfidare il dominio romano appoggiandosi al suo più acerrimo nemico.La successione sistematica di edicole funerarie romane e reperti di età repubblicana e imperiale offrono un immagine di una romanizzazione graduale ma inevitabile senza spargimento di sangue.La successione dalla fase romana in poi è basata sulla tipologia senza vincoli di successione cronologica con inserimento di stanze dedicate alla storia del museo fino a che si passa quasi di improvviso al tardo impero e al periodo bizantino. Quest’ultima parte vanta una variegata collezione, a mio parere, molto ben attrezzata con interessante inserimento di reperti di comunità islamica ed ebraica in città. Questa parte dell’esposizione è, senz’altro, un elemento decisamente nuovo nella tradizionale presentazione storica in base alle recente tendenza storiografica di ricercare, con più attenzione, differenze etniche e culturali nel territorio anche fuori del quadro storico-geografico che fa capo alla Magna Grecia. L’impressione generale è dunque di coraggioso investimento nel campo del patrimonio culturale dopo anni di oblio e trascuratezza ( oppure oggettive difficoltà finanziarie ) ma il progetto sembra essere compiuto innovando ma restando nella sicurezza di una consolidata abitudine a considerare il Museo come sede di addetti ai lavori e specialisti oppure da “libro di testo” scolastico del liceo invece della sempre più generale considerazione del museo come “macchina del tempo” con funzioni anche di intrattenimento ed esperienza per i visitatori. In questo caso MARTA, nonostante l’enorme rilevanza storica del proprio patrimonio, è superato, nonostante innovazioni strutturali e tecniche, da esposizioni museali meglio curate in Italia anche fuori dal principale circuito turistico come l’eccellente cura del patrimonio archeologico da parte del Museo della Basilicata.
la scarsa compattezza del fronte greco-italiota porto’ alla caduta di Taranto che conservo’ ,come tu dici,una relativa autonomia assoggettandosi a consegnare ostaggi e a integrare con navi e soldati la formazione della flotta romana perdendo pero’,per sempre,il ruolo di guida. Questa non fu ancora la rovina totale che giunse in seguito con la guerra Annibalica.
Lo storico Emanuele Ciaceri (1869-1944) “Da questo momento si puo’ dire che le citta’ della Magna Grecia sono uscite fuori della storia e che di loro si ha qualche notizia per cio’ che abbia relazione con Roma” Questo il suo giudizio.
Le guerre contro Roma furono causa di calcoli sbagliati da parte di Taranto che sopravalutava la propria forza e quella degli alleati del momento ( Pirro, Annibale …) di fronte all’inarrestabile determinazione di Roma che fino alla fine della Repubblica era sorretta da una società barbara per la raffinata Grecia ma ricca di risorse che nessun altra civiltà, sulla via della decadenza, riusciva a sviluppare in tutto il Mediterraneo conosciuto.