La Tomba degli imperi
L’Afghanistan è in fiamme, le forze NATO arrivate sul posto vent’anni prima poco dopo il crollo delle Twin Towers hanno da poco completato il ritiro lasciando il paese alla mercè dei talebani.
Chi sono i talebani ? nel 2000 durante la campagna presidenziale Bush Jr, destinato a diventare simbolo della politica interventista “neo-con” su scala globale, si stava intrattenendo con una giornalista della rivista Glamour quando ad un certo punto in un gioco di parole rimase interdetto alla parola “talibans”. Il futuro POTUS, confuso ed imbarazzato, rispose che forse si trattava di un gruppo rock.
Chi sono dunque i talebani ? difficile rispondere senza scadere nella banale quanto altrettanto vera attestazione di una manica di farabutti dall’aspetto trasandato e di feroce indole. La “Tomba degli Imperi”, definizione coniata negli anni ’90 dopo la sconfitta sovietica, è luogo dove si dividono un territorio apparentemente povero e desertico etnie bellicose, in odio da secoli se non millenni senza tregua. In linea generale si potrebbe descrivere come spaccata in due da nord verso sud senza però veri confini, resi sfumati dall’aspro carattere montuoso che sovrasta inesorabile le città. Il Nord, abbracciato alla profonda Asia un tempo cuore di barbari imperi a cavallo, è dominato da etnie simili a quelle che noi potremmo di comodo definire “turche” se non al limite persino “mongole” a colpo d’occhio superficiale. Un osservazione certamente superficiale in considerazione del fatto che gli afghani in generale non sono nè mongoli nè arabi e neppure di tipo iranico per quanto poi possono avere nel sangue geni dei macedoni e greci che seguirono Iskander così come i persiani chiamarono il giovane conquistatore Alessandro Magno.
Chi sono allora i talebani ? Si può cercare di capire prendendo atto che prendono origine dalle schegge impazzite di una violenta reazione al regime ritenuto estraneo, sopratutto in seguito ai disordini politici emersi in seguito alla caduta della monarchia nel 1973. Un colpo di stato consumato all’interno della cerchia famigliare dei Khan che governava dal 1926 dopo una lunga dominazione britannica tra altro contrastata fieramente nel XIX secolo. La posizione geografica del paese lo condannava ad essere oggetto di sanguinose contese fra grandi potenze confinanti facendo sì che di volta in volta che si imponeva un dominio, la parte estromessa giocava sulle divisioni tribali per indebolirlo. Una situazione aggravata dall’inevitabile carattere globale del confronto per il ruolo dominante della Russia nel continente euroasiatico secondo la lettura classica di Mackinder e Spykman. In base alla geopolitica classica dei primi del XX, tuttora fonte di riferimento per comprendere le posizioni politiche degli stati, si ritiene l’Eurasia divisa in due macroaree quali Heartland ( il cuore centrale della massa continentale ) e Rimland ( la periferia ), delle quali la prima viene controllata attualmente dalla Russia ritenuta inevitabilmente spinta ad espandere il proprio dominio sul resto del continente diviso fra stati più deboli e piccoli a danno degli interessi delle altre potenze del globo, all’epoca l’impero britannico, più recentemente gli USA. In effetti il XIX secolo era anche caratterizzato dalle dinamiche del “Grande Gioco” fra l’Impero Britannico e l’Impero Russo, entrambi protesi ad aumentare la propria influenza a discapito dell’altro in Asia, in particolare proprio il cuore centrale del continente, dal Caucaso all’India con centinaia di milioni di abitanti divisi da altrettanto centinaia di lingue ed espressioni culturali in mezzo a ricchezze sfavillanti o nascoste fra sedimenti rocciosi e dune desertiche.
Orwell, da ex ufficiale dell’impero di Sua Maestà, colse molto bene il significato strategico di quell’area descrivendolo nel suo immaginario futuro distopico di 1984 come l’area principale di dispute fra le superpotenze “da brazzaville a Tangeri ( Africa ), da Tangeri a Hong Kong ( Asia centrale ), da Hong Kong a Darwin ( sud-est asiatico )” . Si tratta infatti di aree che sono diventate ancora più importanti per la presenza di risorse indispensabili per il funzionamento delle telecomunicazioni cardine della nostra attuale società avanzata oltre che per l’industria ( petrolio, carbone..). Un elemento non previsto dagli studiosi ed osservatori del secolo scorso è l’avvento della Cina così come sconvolse il mondo l’impero giapponese. L’attuale situazione potrebbe suscitare inquietudine in considerazione dell’esperienza tragica delle ambizioni distruttive dell’impero del Sol Levante.
Le attuali forze politiche e militari tuttora esistenti nel paese si sono sviluppate durante la guerra di liberazione afghana in seguito all’ennesimo e stavolta maldestro colpo di stato organizzato dall’URSS verso la fine degli anni ’70 dopo che i governi Daud e Taraki si sono succeduti in rapida successione uno dopo l’altro. Una decisione disastrosa in seguito alla constatazione da parte di Mosca dell’ingovernabilità in un area da essa considerata proprio “giardino di casa” per la sua posizione legata alle repubbliche sovietiche popolate da maggioranza musumana. Un calcolo basato su presupposti validi ma l’eliminazione del presidente Amin “a tradimento” nel suo stesso palazzo e a successiva invasione non fecero altro che spaccare il paese ancora più profondamente. Diverse sezioni delle forze armate infatti non accettarono la situazione e si unirono ai ribelli che guadagnarono così esperienza ed organizzazione militare utili per la continuazione della battaglia.
I ribelli che finora si erano opposti già al governo Taraki emerso nel 1978 in seguito al massacro dell’intera famiglia del precedente presidente Daud e sostenuto dai sovietici non ebbero una chiara organizzazione fino al 1981 due anni dopo l’invasione russa quando i dissidenti rifugiati nel confinante Pakistan non gettarono le basi della IUAM da cui deriva il termine Mujahidden che tutti noi conosciamo anche con film come quello di Rambo. IUAM è la sigla in arabo di Ittehad-i-Islami Mujahidden-i-Afghanistan che in italiano significa Unità Islamica dei Mujahidden Afghani. Mujahidden significa combattente per la Jihad la guerra santa. In pratica si volle dare alla guerriglia i connotati di lotta non solo nazionale ma anche identitaria e religiosa alla stessa maniera dei ribelli spagnoli contro il percepito senza dio Napoleone in passato.
In seguito la IUAM si sfaldò rapidamente con la conseguente scissione in due gruppi molto importanti che segneranno la spaccatura successiva del martoriato paese quali il cosidetto “gruppo dei sette” e il “gruppo dei tre” profondamente diversi in base all’approccio ideologico alla lotta. Questi gruppi non erano compatti e già a metà degli anni ’80 cessarono di esistere generando da essi nuove entità e personalità fra cui lo spietato “Hezb-e-Islami-Gulbuddin” ( Partito Islamico ) meglio noto come HIH guidato da Hekmatyar che dopo la guerra contro i sovietici diventerà uno dei responsabili della distruzione di Kabul e della caduta del primo governo post-sovietico nei primi anni ’90 e ironicamente anche pure la prima “vittima” dei talebani con i quali per anni ha intessuto ambigue relazioni che tuttora persistono ( formalmente è parte dell’attuale governo talebano ) .
Altri partiti islamici erano emersi dalle costole della IUAM, molti di etnia pashtun tranne il JIA guidato dal Leone Massoud, il gruppo tagiko “moderato” e laico fondamentalmente che diventerà uno degli acerrimi nemici dei talebani mentre si fecero subito notare per spietatezza i pakistani del Belucistan afghano supportati dal Pakistan, sotto la bandiera dell’IRMA cioè “movimento islamico rivoluzionario” di Nabi Mohammadi.
Questi gruppi si opponevano ai sovietici nel loro modo, senza una vera coordinazione permettendo ai sovietici di conservare a lungo le posizioni strategiche più importanti e meglio difendibili a lungo.
Mentre si facevano e si disfacevano questi gruppi, fece rapida carriera il fondatore di quelli che oggi conosciamo “talebani” quale Mohammed Omar proveniente dal Kandahar il profondo sud del paese fra i ranghi dei tagliagole proprio del tristemente noto Nabi Mohammadi. Mentre egli iniziava a farsi conoscere per la sua indole sanguinaria, già un gruppo si faceva chiamare taliban da alcuni gruppi pashtun che si erano staccati dal partito retto dallo spietato Hekmatyar.
Il termine taliban identifica generici studenti coranici impegnati a mettere in pratica tutti i dettami del Corano con ogni mezzo e seminavano il terrore già negli anni 80 sotto la guida di Yunis Khalis padrone indiscusso della regione di Nangarhar direttamente confinante con il Pakistan,fin dall’inizio, santuario di gruppi simili.
Verso la fine degli anni ’80 i sovietici stavano iniziando ad “afghanizzare” l’Afghanistan nella stessa maniera in cui gli americani “vietnamizzarono” il Vietnam del Sud ergo imbastendo un programma graduale di ritiro mentre erano iniziati i negoziati per porre fine al supporto internazionale nei confronti dei vari gruppi ribelli. L’armata rossa svolse una serie di operazioni per preparare la strada al rientro in patria mentre un nuovo governo ( Najibullah ) installato da Mosca cercava di intavolare una tregua facendo concessioni e integrando nell’amministrazione esponenti islamici ed applicando norme coraniche. Omar, il futuro capo degli attuali talebani, combattè nelle battaglie finali guadagnandosi la leadership sul campo in particolare per la sua capacità organizzativa nel distruggere i carri armati, conquistando anche l’attenzione dei pachistani principali protettori dei gruppi più intraprendenti durante il conflitto.
Negli ultimi mesi della guerra i talebani di Khalis si fusero con il gruppo di Omar collaborando insieme per rovesciare il governo di Najibullah indebolito dal ritiro sovietico e in questo frangente che iniziava a circolare sui media occidentali la storia dei talebani etichettandoli ideologicamente come “cattivi” diversi dai Mujahidden che per anni erano definiti “combattenti per la libertà” in toto in ossequio alla propaganda della guerra fredda del tempo. Omar si fece strada contrastando signori della guerra locali per acquisire prezioso sostegno popolare. Nei primi anni ’90 il suo gruppo divenne così fra i più potenti ed influenti anche grazie a legami con la criminalità organizzata internazionale per la produzione degli oppiacei divenuti più redditizi per i coltivatori e contadini che si erano ritrovati con le campagne devastate dai bombardamenti e minamenti da parte sovietica durante la guerra di liberazione.
Omar divenne ufficialmente leader del variegato sistema taliban nel 1996 investendosi del rango di guida dei fedeli per proclamazione dai suoi seguaci con tanto di rituale adozione di un sacro paramento ritenuto indossato dal Profeta nella città di Kandahar loro principale base e fortezza. Dopodichè egli rovesciò i suoi vecchi capi sopratutto Khalis devastando poi la capitale Kabul ed assassinando Massoud mentre collassava rapidamente il governo che era anche gestito dai tagiki e turkmeni tra l’altro acerrimi nemici dei pashtun fonte della principale forza militare dei talebani.
Le attuali circostanze e la lunga guerra ventennale che noi tutti conosciamo derivano da una circostanza ( o pretesto, a seconda delle opinioni ) in cui Omar, oltre che ricercando supporto dalle mafie e dal Pakistan, si era anche legato con i wahabiti sauditi che operavano da alcuni anni in forma militare contro l’occidente sotto forma di Al Qaida. Uno dei principali capi di tale organizzazione che potrebbe suscitare in noi fantasiosi paralellismi con la mitica Spectre di 007 era Osama Bin Laden che aveva preso rifugio insieme ai suoi uomini in Afghanistan verso la fine degli anni ’90. Omar lo accolse anche per rispettare il precetto islamico di protezione per gli ospiti specie musulmani rendendo così il suo territorio che era più della metà dell’Afghanistan santuario per gli Al Qaida. In quel periodo si svolsero anche incontri con alti esponenti politici dell’Arabia Saudita patria di Bin Laden che invece chiedevano ad Omar la consegna dell’ospite ricevendo però netto rifiuto.
Quando nel 1998 esplosero le bombe che distrussero le sedi consolari in Tanzania e in Kenya, Al Qaida, ritenuta responsabile degli attentati, divenne bersaglio per gli USA che iniziarono a colpirne le basi in più aree del mondo. I talebani hanno continuato a rendere l’Afghanistan santuario per Al Qaida che manteneva il proprio personale accampato presso varie località, le più grandi ed importanti presso Kandahar, la capitale talebana, sotto il nome di “campi di allevamento di Tarnak” e “Al Farouq” che ripresero attività dopo la rappresaglia americana in seguito agli attentati di cui sopra. I bombardamenti del 1998 diedero acqua al mulino all’Al Qaida che diventò martirio agli occhi di numerose organizzazioni islamiche preparando il terreno al futuro drammatico attentato dell 11/9/01. Secondo varie interpretazioni, Omar, il leader dei talebani, non sosteneva i piani degli Al Qaida ma ne è stato comunque responsabile per aver continuato ad ospitarli e proteggerli, anche con l’ambigua condiscenza e complicità del Pakistan partner strategico di ogni gruppo e tribù dello sfortunato paese. Dopo il crollo delle Twin Towers i talebani sono diventati così il bersaglio diretto ma anche pure quelli di nuovo al governo, vent’anni dopo, senza Omar essendone morto già dapprima in circostanze ancora poco chiare nel 2015.
GABRIELE SUMA